Lectura Dantis

prima edizione

 

 

Marco Sgrosso                                     Inf. III                                   Caronte

Elisabetta Vergani                                Inf. V                        Paolo e Francesca

Maddalena Crippa                                Inf. XXVI                             Ulisse

Elena Bucci                                          Inf. XXXIII               Conte Ugolino

Maurizio Schmidt                                 Purg. II                      Casella

Giovanni Crippa                                  Purg. XXX/XXXI      Beatrice

Michele Nani                                       Par. XI                       San Francesco

Galatea Ranzi                                       Par. XXXIII               San Bernardo

                             

Pianoforte                                            Ramberto Ciammarughi

Percussioni                                          Gianni Maestrucci

Percussioni                                          Leonardo Ramadori

Strumenti a fiato                                 Goffredo Degli Esposti

Viella                                                   Gabriele Russo

Chitarra                                               Samuele Martinelli

 

musiche originali  di Ramberto Ciammarughi

regia di Maurizio Schmidt

 

Corciano 12 agosto 2006  Chiesa di S. Agostino  ore 21,15

 

 

Dal Decameron alla Divina Commedia

 

Un altro passo avanti nel tragitto di avvicinamento al medioevo che Farneto Teatro ha intrapreso con l’Agosto Corcianese da più di un decennio.

Dopo aver iniziato l’attraversamento del Decameron - la grande commedia umana del Boccaccio – ci si avvicina con rispetto all’altra grande e precedente commedia che sta alla base della nostra cultura comunale: quella divina di Dante Alighieri.

 

La simmetria e consequenzialità tra i due progetti è evidente.

 

Nel loro insieme, le due opere costituiscono una summa di tutte quelle radici simboliche da cui scaturisce l’intera nostra cultura. Esse danno “voce” alle pietre di Corciano, di cui sono coeve. Costituiscono il culmine e contemporaneamente lo scavalcamento del pensiero medioevale. Entrambe testimoniano la consacrazione di una nuova cultura realistica e volgare. Entrambe sono opere a loro modo profetiche, scritte “per lo mondo che mal vive”. Entrambe sono intessute di esuberante forza critica, morale, politica.

Sono due opere scritte da entrambi gli autori “nel mezzo del cammin di nostra vita”, intorno ai trentacinque anni. Alla conclusione di una decisiva esperienza di amore e di pensiero nel caso di Dante, uscito dal fiume delle passioni giovanili mentre l’umanità sconvolta è tratta a meditare “li vizi umani e li valori” dalla tragica esperienza della peste, nel caso del Boccaccio. Entrambe sono opere giubilari, nate in quell’interregno di riflessione rappresentato dai Giubilei, quello del 1300 per Dante, quello del 1350 per Boccaccio: il concreto momento per un esame di coscienza e per un riesame della vita.

 

Se le si pone una di fronte all’altra, vediamo subito che sacro e profano vi si oppongono. E che opposte sono le forme letterarie che esse rappresentano: da una parte c’è la novella del Boccaccio, che rivela la nascita dei personaggi del teatro moderno; dall’altra c’è il viaggio nella pura poesia di Dante.

 

 

 

 

La Divina Commedia

 

Non c’è opera dell’ingegno italiano su cui si sia scritto di più e che presenti tale complessità di temi, livelli concentrici di interpretazione, secolare lavoro di esegesi. Sarebbe davvero assurdo pretendere di “dire la propria” sulle tre cantiche di Dante o dire pochi concetti che ne racchiudano il senso. Alcuni elementi strutturali:

 

1) Dante configura il suo poema come un viaggio attraverso i tre regni dell’aldilà: Inferno, Purgatorio, Paradiso

 

2) L’uomo che si assume questo viaggio impossibile non è un eroe come in tutti i grandi poemi medioevali, ma l’autore stesso.

 

3) Da questa pretesa di storicità derivano le due grandi innovazioni della Divina Commedia: l’uso della prima persona e l’uso della lingua volgare.

 

4) La prima persona comporta una diretta e violenta fenomenologia degli incontri con le anime, spesso legate da un rapporto personale all’autore: il fatto personale – evidente nella scelta che Dante fa delle sue guide – intende assumere su di sè la rappresentanza di tutta l’umanità.

 

5) L’argomento dell’opera è un viaggio alla scoperta dello ”stato delle anime dopo la morte”: un discorso sulla storia e sull’eternità. Il vero oggetto dell’opera sembra essere il libero arbitrio: l’uomo in quanto essere libero che decide attraverso le sue azioni in terra il proprio destino eterno.

 

6) La personale graduatoria dantesca di santi e dannati non si basa perciò sulla morale o sull’etica: nel suo cammino Dante scopre che non sono i peccati a perdere gli uomini, come non sono le virtù a salvarli, ma il loro libero volgersi nel cuore a Dio.

 

7) La Divina Commedia vuole perciò rivelare una verità: vuole essere una grande opera profetica, monito e suggerimento agli uomini che vivono nella storia. Una profezia fatta alla luce di una visione. Il suo impianto millenaristico annuncia l’ordine che Dio ristabilirà alla fine dei tempi, denunciando il tradimento del volere divino da parte degli uomini e indicando la strada giusta da seguire.

 

8) Il cammino del protagonista nei tre regni attraversa letteralmente l’intero universo, il cosmo tolemaico: dal suo fondo – il centro della terra – fino all’ultimo cielo oltre al quale c’è l’Empireo. E’ l’universo circolare, concentrico e concluso come lo figurò il mondo greco: la sua descrizione è minuziosa, affascinante come in un diario di viaggio.

 

9) Si può quindi anche dire che nella Divina Commedia si assiste ad uno sforzo senza precedenti di messa in relazione delle radici culturali del mondo classico – greche e romane – con la successiva cultura cristiana. Questo incontro avviene intorno al valore civile centrale del cristianesimo: l’intangibilità della persona e del suo corpo.

 

10) Il cammino ascendente attraverso il cosmo corrisponde nelle tre cantiche a tre differenti climi poetici.

 

 

 

La durezza ed il rilievo corporeo sono propri dell’Inferno.

Nel viaggio sotterraneo, in ambientazioni concrete e spaventose, vi si incontrano uomini di forti passioni e di alta affermazione di sè, colti nell’atto di reiterare ciò che per sè scelsero in terra. Orrore, violenza, rimpianto, bestemmia: è qui che si incontra quella che per gli antichi era il vertice dell’etica, la magnanimità. Quello dell'Inferno è il “Dante della realtà”, il più amato.

 

Più sfumata e carica di dolcezza è l’atmosfera dell’ascensione alla montagna del Purgatorio in cima alla quale sta situato il Paradiso Terrestre. Le balze della montagna ripetono la divisione per tipo di peccato, ma ora la legge del contrappasso non propone più pene orrende, ma prove di edificazione.  Gli abitanti del Purgatorio sono miti, in genere di minore rilevanza umana rispetto a quelli infernali e rivelano tutti, con dolcezza, il segreto delle loro salvazione. Gli incontri sono quindi spesso sorprendenti, rivelatori di una legge, quella evangelica, dimenticata in terra a favore di altre leggi.

 

Nella “sublime cantica” del Paradiso la struttura cambia ancora: pochi gli incontri, poche le storie narrate.

Le anime sono nascoste ed il paradiso dantesco è un mondo poetico tutto fondato sulla visione sensibile e intellettuale delle supreme realtà. In questo mondo di luce e di pura poesia emergono sorprendentemente alla fine gli unici corpi reali che si vedano in tutto il poema: i corpi dei risorti dopo la notte dei tempi. Nella chiusa altamente mistica, a Dante viene meno la parola. Non ci sono più fatti, non c’è più bisogno di poesia.

 

Il progetto: poesia e musica.

 

La prima caratteristica fondamentale della proposta è quella di allargare il principio della “lectura dantis” alla musica, promuovendo la creazione di un concerto per voci recitanti e suggestioni sonore affidato ad un compositore di grande rilievo.

La finalità del progetto negli anni è quella di stimolare la creazione di una serie di veri e propri melologhi danteschi basati su tutte le possibili relazioni tra parola poetica e musica e nati dalla collaborazione creativa tra musicisti e attori.

Viene ripercorsa la stessa fortunata esperienza della trasformazione di Corciano in atelier medioevale che è propria del Decameron, trasponendo quello schema dal teatro alla poesia vocale e musicale. Solo il suono in fondo, può dare visibilità alle visioni di Dante Alighieri.

La Lectura Dantis 2007 ripercorrerà la strada del concerto umbro per Dante Alighieri del 2006, chiamando ancora una volta a raccolta attori e  musicisti di grande livello e accomunati dalla predilezione per l’Umbria. Sarà ancora l’invito all’atto più semplice e visionario che il teatro possa offrire: l’ascolto della parola poetica e delle suggestioni sonore che essa evoca. Nuovi frammenti delle tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) e nuove partiture musicali ad esse ispirate si alterneranno in un ulteriore omaggio al genio di Dante Alighieri.

 

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